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Il Papillomavirus non ci fa più paura

La Dott.ssa Sardi specialista in Ostetricia e Ginecologia si occupa da oltre trenta anni di Colposcopia e quindi è un’esperta nel campo della patologia virale dell’apparato genitale. Non dobbiamo avere paura del Papillomavirus perché abbiamo a disposizione delle armi molto potenti che ci permettono di difenderci da questo virus in maniera veramente efficace: il Paptest e la Colposcopia. Ma mentre tutti sanno che il Paptest è un esame molto semplice che serve a fare prevenzione, ancora molti non conoscono cosa sia la Colposcopia: è un esame semplice, veloce e indolore e uno strumento fondamentale per la diagnosi e la cura delle lesioni da Papillomavirus! La Colposcopia consiste nel posizionare "esternamente" alla paziente un apparecchio che serve al ginecologo per vedere meglio il collo dell’utero con una luce molto intensa e un sistema di lenti che ingrandiscono fino a 40 volte (una specie di occhiali molto potenti). Questo strumento permette allo specialista prima di tutto di fare un Paptest più preciso e mirato e poi di vedere direttamente le lesioni che possono essere causate dal Papillomavirus. Grazie a questa metodica si può scegliere qual è il miglior percorso di prevenzione per quella singola paziente o decidere qual è il trattamento ottimale per eliminare definitivamente le lesioni causate dal Papillomavirus.

Le domande che mi vengono fatte più spesso

Purtroppo non esiste un farmaco capace di uccidere il Papillomavirus. Abbiamo però un’arma potente per difenderci dal virus che è la prevenzione: primaria con il vaccino antiHPV e secondaria con il Pap-test e la Colposcopia.

Non ci sono problemi per una paziente che sa di avere il Papillomavirus e rimane incinta perché può fare tranquillamente i controlli del caso ( Pap-test e Colposcopia) anche se è in gravidanza. Di solito la terapia delle lesioni da Papillomavirus viene rimandata dopo 3 mesi dal parto e soltanto in rarissimi casi sono previsti dei trattamenti tipo laser durante la gravidanza.

No, il Papillomavirus non è pericoloso per il maschio. Se si tratta di HPV a basso rischio cioè di quei virus responsabili delle verruche genitali dette condilomi o "creste di gallo" conviene che il partner si faccia vedere dal medico curante e/o dal dermatologo; se invece si tratta di HPV ad alto rischio non è necessario per lui alcun controllo.

Si dovrebbe usare "sempre" il profilattico durante il rapporto sessuale e "dall’inizio alla fine", perché è un’ottima protezione. Ma anche facendo così non si può escludere al 100% il passaggio del Papillomavirus da un individuo ad un altro perché il contagio può avvenire anche semplicemente con il contatto diretto per esempio con le mani . L’uso del profilattico è comunque molto utile.

Con un semplice esame molto simile al PAPtest e che si chiama HPVtest si può sapere se è presente il Papillomavirus a livello genitale. Si preleva semplicemente un poco di muco dal collo dell’utero e si mette in un’apposita provetta che viene poi analizzata con particolari apparecchi tecnologici che ci dicono non solo se c’è il virus ma anche se il virus è a basso o alto rischio . Questo esame cioè l’HPVtest però non ci dice se il Papillomavirus è allo stato silente e quindi innocuo o se è in fase attiva e cioè aggressiva. Inoltre se il virus è in quantità minima e allo stato inattivo può non essere rilevato nemmeno con l’HPVtest.

Con un semplice microscopio ottico noi possiamo vedere i batteri ma non questo virus perché è molto piccolo e abita dentro le cellule. Perciò il Papillomavirus non si può vedere nemmeno con il colposcopio che è comunque uno strumento ottico che illumina con una luce molto intensa il collo dell’utero e ne ingrandisce l’immagine (fino a 40 volte) con un sistema di lenti molto potenti. Ma quello che noi cerchiamo con il colposcopio non è il virus, ma le lesioni che esso può provocare sul collo dell’utero e che devono essere riconosciute e trattate con adeguati strumenti laser o a radiofrequenza.

No, avere questo virus non vuol dire essere malati, perché la stragrande maggioranza delle donne sono portatrici sane, cioè hanno il virus in quantità minima e in forma inattiva per cui risulta innocuo. Soltanto in una piccola minoranza delle donne il virus si attiva e provoca lesioni sul collo dell’utero che possono essere riconosciute, opportunamente trattate e guarite.

No, questa sintomatologia fa pensare che si tratti di una vulvovaginite che di solito è dovuta a microorganismi batterici o micotici che niente hanno a che vedere con il Papillomavirus: mentre i batteri e i funghi stanno fuori dalle cellule, i virus invece sono infinitamente più piccoli e abitano dentro le cellule e non danno questi sintomi.

Sì, ma soltanto pochissime donne fra quelle che hanno un HPV (Human Papilloma Virus) ad alto rischio oncogeno sviluppano un tumore del collo dell’utero. In Italia l’incidenza di questo tumore è di circa 7-8 donne su 100.000 e si tratta, eccetto casi rarissimi, di pazienti che non hanno fatto controlli regolari di prevenzione. Attualmente questa incidenza si sta abbassando perché sempre più donne aderiscono ai programmi di Screeening del cervicocarcinoma.

No. Sappiamo che i condilomi, detti anche verruche genitali o "creste di gallo", sono dovuti ad HPV (Human Papilloma Virus) a basso rischio oncogeno e non sono pericolosi per questa malattia.

Questa sigla nella risposta del Pap-test è molto frequente nelle ragazze giovani perché il picco massimo d’infezione da Papillomavirus si ha proprio intorno ai 25 anni, ma nell’80-90% dei casi l’HPV se ne va spontaneamente senza fare danni. Per questo motivo nelle ragazze di questa fascia di età spesso si attende e si fanno soltanto dei controlli con Pap-test e Colposcopia e possibilmente si evitano trattamenti.

Per ora non esiste una cura per l’infezione da Papillomavirus. Si stanno studiando vaccini terapeutici ma la ricerca scientifica è ancora lontana dalla soluzione del problema. Quello che però è importante fare è trattare le lesioni di alto grado causate dal virus sul collo dell’utero. Queste lesioni si possono togliere semplicemente asportando il tessuto malato (conizzazione) con strumenti laser o a radiofrequenza in anestesia locale in ambulatori attrezzati, poi il tessuto si riforma sano e il collo dell’utero ritorna normale e spesso anche con la Colposcopia non si vede nessun segno del trattamento.

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